comunicato stampa presentazione "Writetrip" c/o progetto Aut-Aut
progettoAUT/AUT presenta:
Venerdì 20 novembre 2009, ore 18.30, via San Francesco da Paola 41, Torino
presentazione del progetto “Writetrip” del Collettivo Ubique.
Il nucleo artistico piemontese presenterà la documentazione riguardante il suo ultimo progetto, “Writetrip” the writing’s right trip, avviato lo scorso agosto nella città di Nuoro in collaborazione con AllCapsProject. Il Work-process sul trasferimento di un graffito metropolitano, “staccato” da una struttura architettonica in disuso, che intraprende un viaggio documentativo e sociale fino a New York, dove sarà ricollocato.
L’incontro sarà momento di condivisione e documentazione per creare sinergie e supporto al progetto.
La serata sarà occasione per riflettere sulle dinamiche di scambio nel lavoro collettivo e tra Collettivo ed altri nuclei artistici.
English version
This work aims to let graffitos travel again. Graffitos were born on New York trains, where disadvanatged people could give themselves a new identity writing their new name (tag) to let other people know about them.
After a campaign against graffitos, writers were compelled to do their job on city walls, where the journey stopped. Meanwhile, graffitos overwhelmed every corner of the world, and reached Italy as well.
Sardinia is one of these world's corner, so far from New York and its people, buildings and habits, but where militant writers are carrying on the graffito cause.
What Collettivo Ubique, a group of artists from Turin and outskirts, and ALL CAPS, a group of artists belonging to italian writers' second generation, are trying to do is to put the Writing in a historical context. Recently, art galleries have tried to close graffitos in their spaces: it is maybe to historicize it, maybe to put writers under control under the pretext of money and fame.
What happened in Nuoro
Nuoro[1] is a peculiar town in Sardinia, where its old centre is dying. Thanks to the zone regulations, old houses and architecture are being destroyd to make room for new ferroconcrete buildings looking all the same.
For this reason, we decided to realize a throw up on an old house's wall in the Sèuna area, and to detach it to bring to New York a sample of old building technique that is desappearing[2], as well.
Detachment [3]
Collettivo Ubique and ALL CAPS detached the throw up in order to the restoration's technique, used to save frescoes from crumbling building.
The piece is already thought of an art work. But there is more. As the Writing is illegal detachment is considered illegal as well. The technique was used by looters to steal frescoes, and now when the action is strictly necessary restorers need special licences to do the job.
What will happen next
The journey to NY provides intermediate stops, where the piece will lie for a while until a new group will ask for it. It will travel by train if possible, aeroplane and/or boat. In every place, people will be asked to sign a petition to bring Artists' and Insitutes' attention to the project, and to support the project by fundraising, receiving in exchange a piece of old Nuoro's plaster.
The trip will come to its end, when some Institution in NY will accept the project and mount the piece there on an external new wall.
[1] In two new essays on the Writing, out next year at latest, there are data on Nuoro graffitos.
[2] Old local plaster is called ludru, that means rubbish, because everyone used materials they could find on the field. This ludru was set in many layers to make surface as more regular as possible, the layers were called pulimentu, that means to polish up (but also to clean up!).
[3] The process of detaching a fresco painting from the wall by removing the pigment and the intonaco. Usually an animal glue is applied to the painted surface and then two layers of cloth (calico and canvas) are applied, left to dry, and later stripped off the wall, pulling the fresco with them. It is taken to a laboratory, where the excess plaster is scraped away and another cloth is attached to its back. Finally, the cloths on the face of the fresco are carefully removed. The fresco is then ready to be mounted orn a new support.
imballaggio e trasporto...
Per problemi logistici, si è resa necessaria la ripartizione in 3 parti del pezzo.
Le parti sono state adagiate in una cassa di legno imballata con pluribol e paglia.
Stato del graffito dopo lo stacco
La parte retrostante del graffito risulta molto frammentata a causa del trauma, i frammenti staccatisi durante l'intervento sono stati minuziosamente raccolti e conservati.
Il retro del pezzo è stato consolidato con primal diluito in proporzione 1:10.
lo stacco
Giorno secondo
giovedì 13 agosto 2009
Imprevisto
Alle 10 siamo operativi.
Arrivati sul posto, però, ci accorgiamo che la iuta non ha aderito bene alla tela sottostante: troppo dura e trama troppo spessa. Decidiamo di sostituirla. La giornata precedente e la nottata sono state molto umide e hanno fatto sì che la colla sul tessuto non si fosse asciugata del tutto.
Ci procuriamo un pezzo di tarlatana per rinforzare il throw up. La applichiamo con la colla animale, quindi rimandiamo tutto al tardo pomeriggio, quando il collante sarà asciutto. La giornata è secca e soleggiata.
Alle 17,30 valutiamo il pezzo foderato: proviamo a scalfirne il perimetro con scalpelli e mazzette, ma la colla è penetrata anche nell'intonaco circostante e l'ha consolidato: serve un flessibile per scontornarlo.
Recuperiamo il flessibile grazie alla sempre presente Associazione Madriche, pronta a reperire materiale a qualsiasi ora e giorno.
A questo punto si può tracciare una linea perimetrale profonda quanto l'intonaco.
Inizia il lavoro di scalpello per allargare la traccia fatta col flessibile e iniziare a scalzare leggermente i bordi.
Ci muniamo di sciabole (nel gergo del restauratore, una lunga e piatta barra di ferro che serve a penetrare sotto l'intonaco, a consumarlo, a tenere sollevata la parte mentre si opera con altra sciabola in altro punto). Il lavoro è faticoso, lungo e complesso, a turno limiamo, scalfiamo, stacchiamo a poco a poco l'intonaco. Chi non è di sciabola in quel momento, osserva che lo strumento non affiori rompendo la superficie, o tasta l'intonaco per cercare di capirne lo stato.
Sono quasi le 20 quando ne abbiamo staccato un terzo.
A questo punto lavoriamo tutti, dobbiamo stare attenti ai frammenti che cedono, alla mole del pezzo sospesa, tenuta assieme dalle tele incollate. A turno sorreggiamo, sciaboliamo, troviamo soluzioni come un'asse di legno grande quanto il pezzo da tenere aderente alla superficie, poi è troppo alto.
Creiamo un ponteggio di fortuna, una vecchia scrivania, larga abbastanza per sorreggere tre/quattro persone. Ormai anche il fotografo di campo deve aiutarci, e il documentarista riprende a camera fissa, perchè anche lui è con noi.
Abbiamo inserito l'asse sotto l'intonaco già staccato, tenendo una leggera inclinazione per essere pronti a porlo orizzontale.
Sembrano istanti, ma sono ore, e a un certo punto: si stacca.
È un momento concitato di cui tutti conserviamo un ricordo confuso di polvere e peso da sostenere, di agilità nel lasciare il ponteggio e porre prontamente mani sotto l'asse.
Il fotografo è completamente bianco di polvere e calcina, ma emozionato.
Il pezzo è pesantissimo. In cinque non riusciamo a sollevarlo senza rischiarne l'incolumità. Decidiamo per l'ennesima soluzione di fortuna: il cellophane!!!
il grosso rotolo passa e ripassa attorno alle estremità dell'asse. In qualche modo l'abbiamo sollevato permettendogli il passaggio.
Lo studio è vicino. Solleviamo l'asse carica del pezzo e faticosamente, con punte di disperazione, raggiungiamo la stanza adibitagli. Sono le 22.30.
Adesso è lì. Con la tela sulla superficie, contrariamente alla teoria che vorrebbe le bende a contatto con l'asse. Dovremo provvedere a girarlo, ma per far questo attendiamo i materiali adatti per creare un supporto valido e solido.
prima fase dell'intervento
Sciogliamo la colla di bue, prepariamo la tela leggera da applicare al pezzo per prepararlo allo stacco. La appoggiamo al muro e passiamo pennelli carichi di collante. L'operazione è difficile a causa della natura del muro: friabile e irregolare, fatto a ludru.
Mezz'ora dopo prepariamo le fasce di iuta imbevendole nell'acqua e le applichiamo sulla tela con estrema attenzione.
Guardiamo il lavoro fatto. Deve asciugare, dopodichè potremo procedere allo stacco.
Domani.
l'esame autoptico del pezzo e del supporto
ESAME AUTOPTICO DEL PEZZO E DEL SUPPORTO
Abitazione tradizionale in via dell'Edera.
Il thorw up è nuovo, dunque in perfetto stato. Le dimensioni sono circa 2mt x 1,5 mt.
Diversa è la situazione del muro, risalente come l'intera abitazione forse alla metà del XIX secolo (datazione da verificare al catasto), il cui impianto e distribuzione degli ambienti sono tipici della casa barbaricina tradizionale: due stanze, corte e bagno esterno.
L'intonaco, di spessore di
Presenta lacune importanti per dimensione e quantità. I materiali utilizzati sono calce e sabbia medio-grossa probabilmente di recupero, che hanno dato come risultato una superficie molto irregolare e grossolana di colore grigiastro. In alcune zone, l'intonaco finale presenta un secondo strato identico per materiale e aspetto. È probabile che nelle zone interessate la finitura sia stata data più volte per colmare avvallamenti più grossi. Si presenta inoltre sollevato in diversi punti dal sottostante strato d'intonaco ancora più grezzo.
Lo strato d'intonaco sottostante,
Lo strato iniziale è dato da pietre di grosse dimensioni legate con malta molto magra a matrice terrosa (al momento spessore impossibile da misuare). Sono visibili sporadici mattoni cotti e un frammento di mattone recente che potrebbe indicare una datazione del piccolo edificio più bassa del previsto.
Il graffito
AZIONE
Al fotografo si aggiunge l'operatore video per documentare passo passo l'attività.
Individuiamo un throw up argento e nero (BCX), l'omaggio alle origini newyorkesi del writing.
scatti di ricerca
Giorno primo
mercoledì 12 agosto 2009
RICOGNIZIONE
la ricognizione per individuare il graffito ideale comincia alle ore 9.30, accompagnati dal fotografo.
il pezzo che cerchiamo è un graffito storico, che sia stato realizzato nei primi anni 80 da uno dei writers della prima generazione nuorese e che si trovi su un edificio storico, uno dei pochi che restano, in lotta con i mostri architettonici che li rosicchiano pezzo a pezzo.
Ci troviamo davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie, zona Sèuna, e da lì partiamo per il Monte Ortobene, o, più semplicemente, il Monte, alla ricerca di uno dei primi graffiti realizzati su un edificio di dimensioni ridotte adesso adibito a toilettes.
È la prima delusione, infatti il pezzo si intravede appena, a causa del degrado della muratura.
Cambiamo zona.
Ci dirigiamo a Monte Jaca, dove lungo la strada sui muri vediamo graffiti per lo più di ultima generazione. Diamo un'occhiata all'interno della struttura in cemento della Chiesa di San Francesco, mai finita per problemi relativi a permessi (!). Incontriamo numerose scritte di natura sentimentale e la traccia per un graffito non realizzato.
Perlustrando la zona, incontriamo altri pezzi di prima e seconda generazione, sfortunatamente su cemento, materiale indistruttibile quindi inutilizzabili per uno stacco, dal momento che si decide per uno stacco quando è il supporto a essere degradato irrimediabilmente. in questo caso, la teoria prevederebbe un restauro in loco e non l'asportazione dell'opera.
A questo punto valutiamo rapidamente la situazione. ALL CAPS conosce la città e sa che quello che cerchiamo è principalmente su cemento, altri pezzi su intonaco sono invece scomparsi con la demolizione dei vecchi edifici.
Decidiamo di tornare a Sèuna, dove riflettiamo sul muro di una vecchia abitazione coperta di scritte e un abbozzo di tag di un giovanissimo writer del posto. Riaggiustiamo il tiro: abbiamo un'abitazione storica, che verrà demolita entro pochi mesi, attaccata al fianco da un edificio altissimo in cemento che attende i permessi per eliminarla. Il posto è quello.
Manca il pezzo.